DELLA MUSICA PRIMA DI TUTTO. Albino Crovetto

Albert Ayler

1

Ho sovrapposto un quartetto a una sinfonia; ho tolto i bassi all’orchestra; ho fatto scorrere a doppia velocità il quartetto. A che scopo? Solo allo scopo di infastidirvi con un rumore che neppure dodici falciatrici farebbero e per non darvi punti di riferimento, nessun riposo, nessun piacere. Le rose e i rampicanti sono crollati, la fontana spara acqua a caso – vi conviene scansarvi – il chiosco liberty per la musica rumoreggia – sono le vostre proteste – che si aggiungono allo sfregio. Attenti alle bibite! Il tavolino vibra, i bicchieri scivolano con gli ombrellini, ora sono sul bordo e al prossimo quartetto sovrapposto cadranno sulla pietra rosa della passeggiata, la famosa passeggiata con il suo famoso parco e la sua famosa torre e la scogliera che slitta in mare. Che rumore! Che musica mai sentita! Armonici a triplo strato come certe rocce! Inascoltabili… eppure li ascoltate, o meglio, li subite. Protestando, è vero, però non restate impalati a conversare, a sorseggiare, a guardare il bel tramonto… scattate in piedi. Vi prude la pelle. Vorreste uno zampirone anti – frastuono, vorreste sentire un quartetto per volta o solo la sinfonia… E anche i bassi! Volete anche i bassi! La musica del passato si rispetta! gridate. Chi ha osato? Vergogna! Come risposta, e qui facciamo un antifonario, tolgo tutte le note alterate. Come vi sembra adesso? Un po’ smilzo… sì… Allora lascio la sinfonia e tolgo i quartetti… ma azzero tutti gli strumenti ad arco! Non sembra la radiografia della Pastorale? Annullo anche l’ordine dei tempi. A che scopo? Mi annoiano le forme classiche. Ricordano sempre la Trinità, Santissima più o meno. Un bel dualismo? No? Nemmeno… I vostri bicchieri sono sul bordo, ancora una piccola vibrazione…

12

C’è un terzo orecchio come c’è un terzo occhio. Si apre solo su certe frequenze, quelle dove viaggiano i ragni trasportati dal vento, le onde radio sommerse che si alzano in un impeto di orgoglio, i chiodi sonori, le pause smarrite etc. etc. Una riunione di parvenze e corpi, riunione familiare, quelli che furono con quelli che ancora sono. Una bandiera strappata portata al galoppo oltre il confine e piantata nella terra in sommossa, nella terra stanca di ricevere cibo guasto. Vi suoneremo un aratro, stasera. Sceglierete voi lo standard più adatto per essere percosso sull’erpice. Sarete complici, senza volerlo. Summertime? La faremo con un fischietto da arbitro e un richiamo per le anitre. Qualche corda del basso pizzicata. Strapperemo le corde e ne faremo un gomitolo da cui ricaveremo una maglia strettissima e voi la indosserete. La maglia di Nesso, un po’ attillata, sì. Vi dedicheremo il primo assolo collettivo, il primo assolo mentre sudate terrorizzati. Io starò a guardare il mio sax appoggiato contro un muro mentre crea fessure. Non vi aiuterò. Non posso. Sono andato laggiù e quando tornerò per voi sarà tardi. E non ci sarà una seconda take. Per voi.

23

Dopo la morte di mia moglie sedicenne durante il parto, e di mia figlia appena venuta alla luce, sono sparito. Ho iniziato a vagabondare lungo il delta, pieno di dolore e con una fede che vacillava. Non ho mai incontrato nessun maestro di chitarra tedesco o svizzero: non credete alle leggende. Ma sono arrivato davvero a quell’incrocio: quattro strade senza sapere quale imboccare. Strade polverose come i miei vestiti e le mie scarpe. Stavo diritto e irresoluto al centro dell’incrocio aspettando. Aspettando che cosa? Un segno? Distante franava del terriccio ma lo sgranarsi del piccolo smottamento non mi ha suggerito niente. Neppure il canto degli uccelli. Forse avrebbe funzionato con Sonny Boy Williamson II. La posizione delle stelle? Mi sembrava sempre la stessa: gelida e silenziosa. Una preghiera? So che qualcuno ha cantato per voce sola certe mie canzoni con un risultato apprezzabile. Sembrano canti liturgici ma non so di quale liturgia. Durante i miei vagabondaggi ho saputo che hanno mandato nello spazio un brano di un bluesman blind. Non sono pochi i blind nel blues. C’è anche un blind bianco che suona la chitarra da tavolo. Un giovane biondo… almeno… era giovane, era biondo. Qui in questo incrocio ho incontrato il diavolo, è vero, confermo la leggenda. Ma non è il diavolo che immaginate. Nessun patto, nessuna anima in cambio di una prodigiosa tecnica chitarristica. Era un povero diavolo, conciato peggio di me, seduto su una roccia. Nella mano – sinistra naturalmente – teneva un bicchiere di latta, chiedeva l’elemosina. Era davvero un povero diavolo, così ho scritto Me and a poor devil, e il bicchiere mi ha ricordato un avvertimento di Sonny Boy: “Non bere mai da una bottiglia già stappata.” Saggio avvertimento, ma purtroppo ero già ubriaco e innamorato della moglie del padrone: non mi sono accorto di niente. Poco male. Le mie canzoni le avevo già scritte tutte. Tranne un paio di cui lascerò gli spartiti al povero diavolo seduto qui con me all’incrocio, un diavolo che mi somiglia molto, forse più smarrito e stanco di me e che non saprei aiutare. Così c’è stato un diavolo e c’è stato, non uno scambio, ma un dono. Se i biografi vorranno correggere li ringrazio. Sulla mia evoluzione tecnica alla chitarra ne hanno scritte tante. Inventino quello che vogliono: si ha il diritto di inventare, di immaginare. Un patto col diavolo proprio a un incrocio! Perfetto. Faust blues. Lo avrei anche fatto, ma la mia anima era quasi sparita, un brandello inzuppato nell’alcol, nei vizi e nella disperazione. Forse il solo motivo che ha dato una spinta alla mia tecnica è il dolore e il vaneggiamento, una specie di perdizione, qualche fantasma. Me and the poor devil walking side by side… Adesso imbocco una strada qualsiasi, poi mi pulirò bene i vestiti, prenderò una camera, registrerò le due nuove canzoni e fra un’incisione e l’altra scenderò in strada a rimorchiarmi una puttana.

By by black bird.

22-23 gennaio 2023

1 Il brano è ispirato ad Albert Ayler.

2 Ispirato a Robert Johnson.

**

Albino Crovetto è poeta e fotografo. Ha pubblicato diversi libri di poesia ed esposto in Italia e all’estero. Ha tradotto, tra gli altri, Mirbeau, Dumas, Jaccottet, Volodine. Suoi testi poetici sono apparsi in riviste, fra cui “Poesia”, “Arca”, “La foce e la sorgente”.

Pubblicità

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...