Testi e fotografie di Gianni Priano.
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Che muoia solo o sola
Se darsi o tutelarsi non è pane
per i denti forti e deboli della ragione
forse è più una questione di dopamina
di serotonina, di ormoni o geni.
Chi si dà non lo fa mica apposta
di solito è uno che cammina
su e giù alla fermata del bus
come si dice: un ansioso. Cova
per le occasioni speciali un groppo
al plesso, cioè alla bocca dello stomaco
e se gli spari in fronte ti ringrazia.
Chi si tutela sta nella cornice
di uno specchio d’acqua o di stagnola
facile che muoia solo o sola.
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Quando prende una forma il dolore
Quando prende una forma il dolore
smette gli stracci, abbottona la camicia
si allaccia i lacci, si lava la faccia
allora sì che è proprio incominciato
e marcia dal crepuscolo alla notte
invade il buio, ci si accartoccia dentro.
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Non ha un perché il dolore, ne ha parecchi
né un solo seme, né una spiegazione
(spieghi le coperte, non lo spieghi
il dolore, la desolazione).
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Non c’ è tutela, nessuna prevenzione
né strategia. Solo combattimento.
Non si può vivere secondo anestesia
o retta via o geometria. Si va e bon.
Si va come ragazzi. Si va e si prende
si inciampa, ci si sporca. E poi si paga.
Si perde sangue dal naso e dalla bocca.
Questa è la vita, non è novalgina
né oppio, ideologia. É preghierina.
Si va e ci si fa male.
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Non ha troppi perché il dolore, solamente
uno è il perché, che sta a monte di tutti
gli altri perché che chiami con parole.
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Sulle prime il dolore non era dolore
ma un continuo conato. Ora assume
il modo della spina, del dente marcio
di una notte al freddo.
Adesso tocca a te dimenticarne
quasi un etto ogni mese.
Che mica sei tu il suo paese.
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