*Le due immagini di Proust sono di Tullio Pericoli
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Le uniche persone che difendono la lingua francese (come l’esercito durante l’affare Dreyfus) sono quelle che «l’attaccano». L’idea di una lingua francese, che esiste al di fuori degli scrittori e che si protegge, è inaudita. Ogni scrittore è obbligato a farsi la propria lingua così come ogni violinista è obbligato a farsi il proprio suono. E tra il suono di un qualsiasi mediocre violinista e quello (sulla stessa nota) di Thibaud c’è qualcosa di infinitamente piccolo, che tuttavia è un mondo intero. Non voglio dire di amare gli scrittori originali che scrivono male. Preferisco -e forse è una debolezza- quelli che scrivono bene. Ma non scrivono bene che a condizione di essere originali e di farsi la propria lingua. La correzione, la perfezione dello stile. esistono, ma al di là dell’originalità, dopo avere attraversato gli errori, non al di qua. La correzione al di qua – «emozione discreta» «bonomia sorridente» «anno tra tutti abominevole» – è qualcosa che non esiste.
