*I testi sono tratti dalla raccolta antologica: Luigi Cannillo, Between Windows and Skies. Selected Poems 1985-2020, traduzione di Paolo Belluso, Gradiva Publications 2022.
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In serata si divide
l’universo a schegge
ed alimenta dubbi
il vento effervescenza
ne scocca e movimenta
Sfondo o primo piano
scegliere dalle lastre
lo sguardo senza orbita
se coltiva promessa o minaccia
Fosse invece la nostra
finestra vista assoluta
diviene tiepido assopirsi
quesito bilico
dove spettacolo che calamita
è l’orizzonte strabico
(1993)
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Resto nel nodo, il fiocco azzurro
mosso da una corrente sconosciuta
nel vuoto che sfavilla tra le porte
Cambio sempre strada al ritorno
La mia natura è percorrere
la scala di servizio accomodarmi
a dormire sul gradino stretto
Se mai sarò uno di queste classi
passerò il tempo guardando fuori
i colombi circolare fra le tegole,
aspettando chi bussa alla porta
e l’ombra che lo annuncia
fino al momento dell’uscita
Resto il soffio sull’uniforme,
chi si scosta e corre via per primo
Non mi avrete alla ricreazione
salirò sull’albero
più alto del giardino
(Inediti da Dal Lazzaretto)
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In questa breve riflessione sull’antologia bilingue di Luigi Cannillo, edita da Gradiva Pubblications, mi piace soffermarmi sulla seconda e sull’ultima poesia scelta dall’autore, cercando di leggere i segni di un cammino, le tracce del suo passaggio nell’universo della parola. Ma Cannillo si ritrae con felice discrezione, come non volendo sapere chi lui è stato veramente, da dove è venuto e dove vuole andare, fra “sguardo senza orbita” e “universo strabico”. Il poeta lo dice con chiarezza: “resto nel nodo”, percorro una “scala di servizio”, dormo sul “gradino stretto”. Vive walserianamente il suo posto nel mondo. Lo cancella leggermente ma poi resta, con fierezza, per “ascoltare / fino in fondo e in un solo momento / il suono del suo verso”. La scelta intransigente di Cannillo è pensare il paesaggio poetico come un incrocio di materiali musicali da accordare all’io dell’autore (“Qui oltre il muro del cielo / ancora a leggere la luce”), ben sapendo che nessuna definizione potrebbe imprigionare o classificare la sua natura ondivaga di “quesito bilico”, fra domanda e precipizio, che non smette di ri-flettere se stessa. “Non mi avrete alla ricreazione / salirò sull’albero / più alto del giardino” (M.E.)

René Magritte, L’impero delle luci

Luigi Cannillo