IL SOLE DELLA NOTTE. Roberto Rossi Testa

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Se si è perso il locale
delle sei e trentuno,
in attesa di quello
delle sette e un minuto,
niente di meglio che
(sempre che venga aperta)
scrivere nella sala
d’aspetto vuota e fredda,
sulla panca di ferro
che scricchiola — recando
con vetuste parole
frustissimi ricordi
da un incerto passato
al futuro più certo.
Forse verrà lei stessa,
a volte inaspettata
ma che non tarda mai,
a dare l’imprimatur.

**

La palla il cerchio i lunghi
nastri multicolori
lasciati lì sul prato
nell’aria che s’imbruna —
Viene la sera e tu
nel lettino già dormi —
Vengono i sogni brutti
ma uno scudo di fiamma
si leva e li rischiara —
Anche fra tanto tempo
nel tempo della morte
si alzerà quello scudo
brillerà la sua fiamma
svelerà volti amici —
Fra tanto, tanto tempo —
dormi tranquilla, anima.

**

Certo l’azzurro sopra
l’annuvolato mondo.
E più più sopra il nero
degli spazi stellari.
Sovrasta il muto caos,
disastri lontanissimi
che piombano d’un tratto.
Altri però ci pensino.
Finché i venti non levino
la coltre, ed i tuoi occhi
non si facciano più acuti,
tu non vedi e non sai.
Chissà che non sia quello
giusto e vero sapere.
Puoi dormire serena,
puoi sognare l’azzurro.

**

Il poeta ha qui in gola
ogni voce e ogni nota;
ma non escono, no,
se non quando qualcuna
passa e lui la saluta.
Così dietro ai suoi occhi
tutto il mondo si scherma,
e poi solo al richiamo
intero si squaderna.
Dormi piccola dormi,
come pietruzza pesa
che in fondo a un fiume rotola,
e immune da ogni offesa
giunge alla fine al mare
dove s’incontrano quelli
di cui si è frutto, e quelli
di cui si sarà pianta.
Dormi e sogna anche tu;
domani, risvegliandoti,
o quando udrai il richiamo,
tutto racconterai
agli occhi nei tuoi occhi

**

Non avere timore,
mia gioia, ed ancor più
non cedere all’istinto
di strozzare il serpente
che ondulante sinuoso
al tuo lettino viene.
Ecco: sacro e magnifico
tutto eretto ti fissa,
nel suo modo ti parla.
Tu porgigli la ciotola
di latte, messa lì apposta,
rinnovata ogni giorno.
Berrà, ti farà cenno
ondulando la testa.
Seguilo: poca strada
e una crepa nel muro
(l’avevi mai notata?).
Per un’ultima volta
si volterà a guardare
se ci sei. Entrerà
risucchiato all’interno.
Quella sarà la via;
quello l’appuntamento.
Stranita e inorridita
certo ti sembrerà
di non potere affatto,
e non voler, passare.
Ma anche quella è illusione
su cui sta eretto il mondo.
È certo: se non oggi,
quando sarai più grande,
e avrai lasciato andare
ogni timore e istinto,
anche tu varcherai
la porta della stella,
il portone regale.

**

Seduti su un gradino
ai piedi d’una scala
una bimba e un gattino,
lei con il braccio intorno
alla schiena di lui,
seri ed intenti forse
a rimirare un punto
qualunque d’un lontano
giorno del loro tempo:
come uno scardanelli
che il mondo scardinato
ricomponga in stupore:
cani che stanano prede,
erbe cespugli ed alberi
che cambiano colore,
albe di nebbia e sole
lungo fiumi e su campi…
Trasparenza, umiltà;
e non voci, non una,
solamente un sorriso
che non accenna a spegnersi;
così che il loro anno
appena incominciato
sembra già per finire,
congiunto all’Anno Grande

**

(stare in casa, che noia,
nella tenera età!)
apri la radio e guarda
le serpentine acquatiche
che fanno il flauto e l’arpa.
— Ma verrà pure il giorno
in cui capirai meglio
ciò che già vedi oggi:
strade d’acqua maligne,
ponti gettati al nulla
a generare disastri,
l’aridità e il deserto
che avanzano mettendo
contatori e lucchetti.
Allora, al modo debito
che il cuore intelligente
t’insegnerà, dirai
(ancor che non sia tardi)
per tutto ciò parole:
le più taglienti ed aspre,
le più tremende: come
t’insegnerà l’Amore
che sopra l’acque va.

**

L’occhio, la voce, l’acqua;
lame, carte da gioco,
fogli volanti: scritti
per la lettura e il canto,
passano di mano in mano
e si mutano in barche;
salpano da un rigagnolo,
giunte al mare si perdono
fra mare e sole e cielo.
“Sacralità dell’acqua,
sacrilegio dei ponti”.
È scritto: lasci l’acqua
dopo che i ponti l’hanno
domata e cavalcata
il suo spazio all’asciutto,
alle strade che portano
da deserto a deserto,
dove si vede il volto
della morte e di Dio.
Tra un passo e l’altro restano
pozzanghere con croste
che rare bolle spaccano
di gas, e fili d’erba
d’un verde inconcepibile
per venire di lì sotto.
Semi e perle non seguono
le leggi di profitto
e di perdita, sì
di dolore e speranza;
non capaci di dirsi,
ma soltanto d’esprimersi
in gesti di malati
interrotti a metà,
in nenie di bambini
cui non si dà importanza.

**

Con squassanti dolori
o con nessun dolore
a volte senti un vuoto:
qualcosa ch’era in te
è uscito per il mondo,
e se ti guardi intorno
vedi il mondo mutato
da un pensiero o un’azione.
Entra allora in quel vuoto,
può succedere ancora.
Ma pensare od agire
dentro e contro l’opaca
compattezza del mondo
genera solamente
pensieri di pensieri
e parodie d’azioni.
Làvati gli occhi intanto,
e stùrati gli orecchi;
spazza la casa; tanto basta
aspettando la Grazia,
o la Necessità;
forse due nomi e aspetti
di un unico accadere.
— Ecco quello ch’io padre
devo dire a te figlia
per svolgere il mio compito;
ciò che dettomi un tempo
misconobbi e non vissi.
Lo sussurro in ginocchio
curvo su te che sogni,
affinché meno gravi
scendano più in profondo,
e poi tornino e agiscano,
le parole: intrecciate
al corso di cavalli,
di nuvole bambine
e di fiumi solari.

***

Roberto Rossi Testa è nato nel 1956 a Torino, dove è scomparso nel 2016. In poesia ha pubblicato le raccolte: Stanze della mia Sposa (Hellas, 1988), Poca luce (Aragno Editore, 2002), Eunoè. Poesie 1988-1995 (Manni, 2005), Sposa del vento. Poesie 1984-2004 (Aragno Editore, 2007) e Poesie per un no (Aragno Editore, 2010). In prosa ha pubblicato il libro di racconti Storie di dèi e di animali (Petrini, 1995). È stato traduttore e curatore: da Tagore a Gibrân, da Ortega a Huysmans, da Ibn ‘Arabî a Blake. Fra le ultime uscite: R. de Gourmont, Latino mistico (Aragno, 2007), Ibn ‘Arabî, L’interprete delle passioni (Urra-Apogeo, 2007), H. Miller, Riflessioni sulla morte di Mishima, in Y. Mishima, La spada (ES, 2009), H. Corbin, La scienza della Bilancia (SE, 2009), P. Greenaway, Volare via dal mondo (Abscondita, 2011), H. Corbin, Realismo e simbolismo dei colori nella cosmologia shi‘ita (SE, 2012), K. Raine, Sequenza Northumbra (alla chiara fonte, 2012).

Roberto Rossi Testa

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