LA LUNA. Robert Walser

Caspar David Friedrich

Cristiana Panella

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La luna

Ieri c’era una magnifica notte di luna, così lieve, così soave, così silenziosa, come se il mondo intero fosse sprofondato in una dolce estasi buia. Camminavo per vie e viuzze. C’erano molte persone in giro, come se la magia della luna avesse tratto la gente fuori di casa, all’aperto. Le strade tutte levigate e soffici e luminose nel chiarore lunare e tutto così silenzioso e così pacifico. Una gioia contenuta irradiava tutte le strade; per di più, in questa bella notte, c’era il mercato natalizio e quindi gran movimento in città. Camminavo per uno stretto viottolo che si snodava lungo la montagna. Lì la magia era travolgente. Era come una fiaba, il fondo roccioso risuonava sotto i passi. Andavo avanti lentamente. Ad ogni passo che facevo mi fermavo, mi voltavo e guardavo in su verso la divina bella dolce luna e verso gli alberi e le antichissime torri della città. Fra i rami degli abeti – quasi maniche rimboccate all’insù – tremolavano e risplendevano le stelle simili a languidi sguardi. Eccomi già in cima al monte, che sovrasta come un vecchio gigante la città familiare. Una scala scavata nella bianca roccia mi conduceva verso l’alto e una volta giunto in cima guardai giù nel molle, vago, morbido abisso, che pareva una visione onirica. Salii ancora passando per il bosco che era tutto bianco. Ogni cosa era imbiancata dalla luna, così pallida così dolce. Pensavo a papà e mamma e mi colse un sentimento innominabilmente tenero, femminino-ansioso, titubante. Desiderai restare così in eterno, nella notte di luna, abbandonandomi a cari, vecchi pensieri, rimanere in eterno così e riandare con la mente al passato. Il chiaroscuro del cielo con le sue nubi biancastro-lanuginose mi sembrava un prato bello, amabile, gioioso. La luna pareva il pastore sognante, le morbide nubi le pecorelle, e le stelle, che di quando in quando facevano capolino, erano come i fiori. Dalla città saliva musica e rumorio di voci. Mi sentivo indicibilmente solenne. Era come se tutta l’ampia notte silente fosse un essere corporeo e la luna fosse la sua anima. Rimasi ancora a lungo lì in piedi.

*Il testo è tratto da: Der Mond (la luna), in Kleine Dichtungen, SW 4, Francoforte sul Meno, 1986.

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