Essere astratti non significa smettere di essere figurativi. Essere astratti è stare dentro un fuoco che minaccia la forma, è mettere in pericolo l’integrità della forma chiusa, della figura leggibile, è avvolgerla, deformarla, imprigionarla, spaventarla. Far sì che della realtà esterna trapelino tratti, graffi, lampi. Ma non abbandonarla. Non si amano i colori come tappeti cromatici e le linee come diagrammi geometrici. Occorre un pathos interno, antropologico, innervato da quella che Emilio Villa definisce “tensione euristica”, dove l’energia pittorica possa e sappia vibrare fra “differenze rimandi ripercussioni alternanze assonanze”. (M.E.)
Le opere sono di Giovanni Castiglia





