




Il nome Marcos y Marcos fa pensare a un’origine spagnola.
«Il nome bizzarro viene dalla dedica di un poeta cileno Enrique Maria Matus che ogni giorno io e l’amico Marco Franza incrociavamo all’entrata dell’università e, colpito dalla nostra passione per i libri, ci regalò una sua raccolta di poesie con la dedica sul frontespizio “Para Marcos y Marcos, con todo el cariño”».
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L’azzardo giovanile nell’editoria, come avvenne?
«Da che io ricordi, i libri hanno sempre fatto parte della mia quotidianità. Mi piacciono la carta, le copertine, l’inchiostro, la sensazione delle pagine che scorrono tra le dita, e, non sono ancora riuscito ad accettare un e-book. Sin da bambino accanito lettore, cacciatore di libri al sabato nelle bancarelle dell’usato di PortaVenezia. Forse la lettura che ha cambiato la mia vita è stata Vita di un perdigiorno di Joseph von Eichendorff. Un On the Road europeo dell’Ottocento. E un annuncio di lavoro: “Cercasi gelataio sulla Mosella”. Poi scoprii che non era vero, cercavano un lavapiatti».
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Il capitale di partenza?
«I soldi risparmiati facendo per l’appunto il lavapiatti sulla Mosella e il pizzaiolo a Magonza a 700mila lire».
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La prima sede?
«Nella mansarda della palazzina liberty di famiglia in via Settala 78. Poi sono sceso al primo piano. C’era un bellissimo giardino dove facevamo gli incontri con i librai e i lettori».
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Il primo titolo?
«È stato un piccolo libro E da segrete scale di Georg Heym, un poeta espressionista tedesco del primo novecento, morto nel 1912 a soli venticinque anni, pressoché dimenticato dall’editoria italiana. Una raccolta di poesie di 16 pagine, autotradotto, stampato tipograficamente su carta pregiata, piegato a mano, e splendidi caratteri Garamond; 400copie che abbiamo portato di persona in dieci librerie. Costava mille lire. La poesia che dà il titolo alla piccola raccolta la so a memoria, mi torna in mente in moltissime occasioni: “Di nuovo entriamo ora nel sole, dal campo d’oro e da segrete scale…».
(Da un’intervista a Marco Zapparoli, Milano, 2011)