AREA DI LOTTA. Jacques Dupin

*Il testo è tratto da: Jacques Dupin, Alberto Giacometti. Testi per un approccio, a cura di Gilberto Isella, prefazione di Jean Frémon, postfazione di Gilberto Isella, fotografie di Ernst Scheidegger, Pagine d’arte, Bellinzona 2020.

[…] Il volto appare come l’area di una lotta senza esclusione di colpi. È lì che si gioca la partita, che l’interrogazione forsennata dello sguardo si esercita, che lo strumento più preciso, occhio e pennello confusi, deve agire con pazienza e altrettanta crudeltà. La presenza immediata impone la rapidità, la violenza dell’attacco e della penetrazione, ma la definizione della distanza implica un approccio meticoloso. Senza moderare il suo furore, questo strumento contraddittorio è alla ricerca, talvolta per notti intere, di una sola linea introvabile. La lotta conosce alti e bassi, successi e rovesci. Da un giorno all’altro il ritratto svanisce, riappare, si cancella di nuovo, resuscita ancora senza che nulla permetta di prevederne l’esito. Inseguimento incessante tramite ripetute contestazioni, il tratto si somma al tratto, lo oblitera e progredisce. Innumerevoli tatti che non circoscrivono né precisano alcunché, ma che fanno sorgere qualcosa. Più che nei disegni la linea si dissolve, si sminuzza, si sparpaglia in segmenti che si confondono con i tocchi. Moltiplicandosi e dividendosi, i tratti sembrano annullarsi reciprocamente e sparire davanti alla totalità di una testa che scaturisce spontaneamente dal vuoto […]

Giacometti va dal cognito all’incognito, mediante una spoliazione e un’ascesi progressive. Si accanisce sulle apparenze e scava il reale fino a rendere visibile l’essenza del loro rapporto, vale a dire la presenza di un elemento sacro. Quel sacro di cui tutta l’arte moderna sente la nostalgia, la cui mancanza suscita reazioni tanto disperate quanto sterili. Giacometti lo snida e risveglia là dove si nasconde, al fondo di ogni cosa e in ogni essere. Inutile separare la ninfa dalla foresta e la sirena dall’onda. Non v’è sacro se non nel rapporto estenuante tra uomo e realtà, nell’impossibile comunicazione dell’uno con il tutto che stabilisce – soglia e folgorazione uniche, attraverso la lacerazione di sé e dell’altro – il potere totalizzante dell’atto creativo.

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