
Il testo è tratto da: Lucienne Peiry, Fernando Nannetti libro di pietra, Pagine d’arte, 2021, traduzione dal francese di Eva di Stefano. Titolo originale dell’opera: Lucienne Peiry, Le livre de pierre, Editions Allia, Paris, 2020.
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Le creazioni a penna biro su carta di Fernando Nannetti, realizzate e a centinaia (si stima 1600 opere in totale) negli ultimi anni di vita, sono state distrutte, tranne poche decine di originali conservati da un’infermiera dell’ospedale, Una decina di disegni originali sono qui pubblicati per la prima volta.
Nannetti si recava regolarmente negli uffici del servizio ospedaliero, presso due impiegati. Anche se si rifiutava di cedere a loro le sue opere grafiche, accettava però di farle fotocopiare, per ottenere in cambio fogli bianchi e penne a sfera che gli consentissero di proseguire il suo lavoro.
I fogli (in generale 21 + 29,5 cm) venivano utilizzati su ambedue i lati, recto e verso, la maggior parte è saturata dai motivi grafici, essendo il supporto limitato e il desiderio di esprimersi vivo e irreprimibile. Coniugando scrittura e figura, il creatore si abbandona a sperimentazioni dove a volte dialogano e si intrecciano forme astratte e simulacri di scrittura. Cerca il valore del segno e la forza pittografica delle lettere, tralasciando il significato. Stelle, croci, cerchi, ovali, poligoni vari sono allineati all’infinito, giustapposti in uno sciame che sembra senza fine, come se ogni figura fosse generata dalla precedente e invocasse instancabilmente la nascita della successiva. Il flusso grafico pare seguire un rimo iterativo lancinante, favorevole all’ispirazione dell’autore che vi vede un rilancio della propria creazione. Le linee ripetute più volte e spesso sovrapposte, come un filo di inchiostro nero che si snoda instancabilmente sulla pagina bianca, esercitarono senza dubbio anche un intenso effetto ipnotico sullo scrittore-disegnatore, inducendolo a staccarsi dalla realtà per entrare in uno stato psichico altro, prossimo alla trance.
Il prolifico lavoro grafico di Fernando Nannetti rivela una volta di più il suo interesse per la scrittura, il segno e la figura.



