

Il suo tremito luminoso e ostinato
diventa una forma di danza di canzone
come se il suo lampo la sua modestia il suo movimento
mi parlassero più sicuri di un essere in carne e ossa
esprimendosi in una lingua articolata e variopinta.-
sono io la sola a vederlo
questo piccolo punto lucente
che non accenna a sparire
nè a brilllare al punto tale
da eclissare ogni forma di luce?
Ecco il mio compagno delle domeniche, mi sono detta,
Il mio compagno di Natale,
lui che mi parla e mi capisce, che non si inquieta
a sapere se lo capisco oppure no,
tanto è sicuro che la sua presenza
riconforta qualcuno come me
e consola lui stesso
tanto deve sentirsi vulnerabile
in mezzo a tante forze contrarie
nel freddo e nel vento
(…)
È la storia di un punto luminoso
disperso nella nera tempesta
di una stagione sconosciuta.
Questo punto, ostinato e solitario,
non so se rappresenta mentre lo scorgo
un essere vivo un animale una pianta un uomo.
Ma lo percepisco, nella sua tremula resistenza,
ricoperto per lunghi istanti
da cespugli induriti dal gelo e folate polverose,
piccolo punto luminoso
che alle tenebre sopravvive,
galleggiando come un tappo
su un oceano infuriato,
lui, tanto solitario
ma anche tanto ostinato
da brillare nella nerezza del mondo
che lo circonda, lo definisce, lo minaccia.
(traduzione di M.E.)


*I due testi sono tratti da: Sylvie Durbec, Conte en forme de point, la rivière echappée, 2014.
Una scrittura in stato di grazia, quella della scrittrice francese Sylvie Durbec. Lei scrive come dipinge. Discreta ed elegante. Non lascia certo indifferenti. Grazie Marco di averla tradotta qui, su questo magnifico blog.
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