IN IMMAGINI E PAROLE. Cristina Campo

A distanza di vent’anni, (agosto 2022) le Edizioni Ripostes ristampano Cristina Canpo, In inmagini e parole, a cura di Domenico Brancale, con una nota di Maria Pertile. Scrive Brancale: «Questo volume si propone di restituire il corpo fisico del poeta. La fisionomia è, pur sempre, il risultato di ogni parola pronunciata. Scavati scolpiti dai respiri, i lineamenti assumono le sembianze del destino,. Rintracciare le origini è sfogliare l’album dell’invisibile». E così accade, scorrendo il libro. Alle parole dell’autrice si alternano immagini di strade, alberi, case, e in controcampo il suo viso perfetto, misterioso. Ne scaturisce un libro umile, al servizio di Cristina e Simone Weil (che lei stessa traduce), ricco di una vibrante vocazione amorosa per l’imperdonabile autrice, da sempre simbolo di sapienza, rigore e pudore per oni poeta. Esemplare nel suo ritiro ostinato dall’assurda vita contemporanea, Cristina resta icona di una scrittura inattuale, dettata dalla necessità: «Se qualche volta scrivo è perché certe cose non vogliono separarsi da me come io non voglio separarmi da loro. Nell’atto di scriverle esse penetrano in me per sempre – attraverso la penna e la mano – come per osmosi». ((M.E.)

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Profonde strade, rapide fra le case senza luce, dei poveri di Masaccio. Io le percorro ogni giorno, sono le strade del quartiere di San Frediano. Ma nell’affresco sono le Strade dei Poveri: Firenze o Gerusalemme, Roma o Palmira. E tuttavia non lo sarebbero se non fossero prima di tutto e fino all’ultima crepa della pietra le strade di san Frediano: dove ancora sembra fuggire, certe mattine d’inverno, l’ombra del ragazzo che saliva quattro a quattro la gradinata del Carmine. Non conosco poesia universale senza una precisa radice: una fedeltà, un ritorno.

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Si vede talvolta in un treno, in una sala d’aspetto, un volto umano. Che ha dii diverso? Di nuovo potremmo dire ciò ce quel volto non ha, ciò che i suoi tratti non tradiscono. Gli occhi non diffidano né sollecitano, non divagano e non indagano., Occhi in nessun attimo assenti, mai interamente presenti. Ai giorni nostri tali volti, comuni nei quadri antichi, sembrano sigillati da un’invincibile malinconia.

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Eppure amo il mio tempo in cui tutto vien meno ed è forse, proprio per questo, il vero tempo della fiaba.

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Simone Weil

Pensieri e lettere dell’arte (traduzione di C.C.)

Si considera sempre l’estetica come uno studio speciale mentre è la chiave delle verità soprannaturali.

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Descrivere la differenza fra una cosa bella (opera d’arte) e il resto, facendo completa astrazione della bellezza. Si troverebbe così qualcosa di istruttivo.

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Un quadro è uno spazio finito, limitato da una cornice. Bisogna che ci sia l’infinito.

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Sempre un certo accordo – un certo accordo, una certa opposizione fra il finito e l’indefinito.

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Scrivere – come tradurre. Negativo: scartare delle parole quelle che velano il modello, la cosa muta che dev’essere espressa.

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Bisogna che noi abbiamo accumulato crimini che ci hanno resi maledetti per aver perduto tutta la poesia dell’universo.

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Di dove ci verrà la rinascenza, a noi che abbiano contaminato e svuotato tutto il globo terrestre?

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Dal passato, se l’amiamo.

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La scienza greca era a base di pietà. La nostra è a base di orgoglio. Vi è un peccato originale della scienza moderna.

Domenico Brancale
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