LA CROCEFISSIONE. Lorenzo Pittaluga

William Congdon

Francis Bacon

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-Guardate…guardate…sta così… in quella posizione ridicola da bonzo, da più di una settimana!

-Vi pare buffo? A me francamente da’ il voltastomaco…lo conoscete?

Un bel giovanotto a torso scoperto, con addosso solo un paio di pantaloncini corti, lisi e sfilacciati, scapigliato e sporco, mi stava davanti. Portava al nudo collo un enorme papillon scuro con degli appariscenti e luminosi pois gialli, impietrito e solenne, in una posizione di Budda, stava col buco del culo piantato in un paletto sporgente dalla ringhiera dell’orto della canonica.

-Comprende in che cosa consiste l‘ultima grana che devo risolvere? La questione è che il curato, che viene dalla campagna, come voi dottore, è un appassionato di botanica.. il giovane prete adora e cresce con cura le sue verdure di cui è assai orgoglioso… e ora costui…vedete come si comporta…

Il giovane, che avrei poi saputo essere un poeta, arrossì in volto fino a diventare incandescente, dilatò a dismisura le narici che divennero enormi, gonfiò le guance come un suonatore di trombone, poi… reclinò il capo riccioluto, lo protese di scatto nuovamente e vomitò ammoniaca..

[…]

-Che fare… che fare, è uno scandalo… in quell’assurda posizione… espone il nostro paese alla vergogna… Siamo la barzelletta di tutto il circondario: di pazzi ne ho veduti certo, molti erano più convenzionali… Il volto che penetra il vuoto, la crisettina isterica con il rituale risolino seguito dal solito piagnocolorum… pazzi “normali”, insomma, trattabili in qualche modo, la siringa con lo psicofarmaco, la camicia di forza… Questo tipo, invece è un affare particolare.. bestemmia rudemente alternando l’acqua santa, mastica preghiere irriverenti, colme di grasse volgarità… è uno scandalo…

[…]

-Vi ho fatto scendere, dottore, perché voi, solo voi ben conoscete i meandri segreti dell’anima… solo voi potrete risolvere qualcosa… dirimere questo pasticcio…

Intanto il poeta giaceva nella stessa posizione di prima e manteneva l’identico atteggiamento ieratico e immobile di quanto lo avevo incontrato tre quarti d’ora prima…Sempre così: ammiravo l’incredibile equilibrio col quale sosteneva la sua secca sagoma trafitta dal sottile paletto, unico rapporto del suo corpo con qualcosa di terreno, il corpo verde e pulsante tremolante come un muscolo sempre in tensione, palpitante; e le smagrite gambe annodate. Sì, in quel modo poteva essere un budda…

[…]

Mi avvicinai di più a lui, con rispetto. Gli soffiai nell’orecchio ripetendo il gesto divino e lo chiamai Adamo. Adamo si alzò. Levitò di qualche palmo. Ora era sospeso ondeggiante nell’aria ferma e senza vento. “Adamo” ripetevo lentamente, scandendo ogni lettera che ripeteva questo nome… Con uno sforzo indicibile, al di sopra di ogni qualsiasi comune possibilità umana, tirai giù quell’essere multiforme, cangiante, I suoi piedi toccavano il suolo. Da quel momento lo chiamai Cristo. Gli gridai parole intense in una lingua sconosciuta al mondo…

-Ricordi l’amore?

-L’amore, disse, non può essere dimenticato da chi tiene con sé la misura dell’infinito e dell’infinito amore. Tu da parte tua conosci i primi dieci millimetri, e tanto ti basti…

-Non vorrò io, Signore, trattenerti ancora. Non soffrirò troppo quando volerai nella caligine alzando un lenzuolo di polvere e sparirai in un pezzo di cielo puro. Però, prima di lasciare questa terra di intolleranti piccoli uomini, lascia solo un segno: una testimonianza non del tuo passaggio ma della tua assenza. Cristo tornò a sorridermi, poi s’alzò lieve a mezz’aria e con un cenno della mano mi saluto.

[…]

-È sparito…sparito… grazie al cielo…

-Non dica grazie al cielo. Non dica grazie al cielo. NO.

E il cielo notturno si squarciò in un grido possente, un tuono lacerante scardinò le tenebre, ci fece tremare; vedemmo scendere svolazzando una cosa scura con i contorni ben delineati, fosforescenti: era il papillon blu che cingeva il collo nudo del pazzo bestemmiatore, del santo peccatore con le mani forate…

[…]

Andiamo, signor prefetto, torniamocene a casa: è già notte.

(1986)

Lorenzo Pittaluga (1967-1995) nasce a Cremeno di S. Olcese, nei dintorni di Genova. Due le plaquettes Arcobaleni tesi come redini e Marginali annotazioni di un modesto ventriloquo di provincia. La rivista “Arca” pubblica Poesie del primo giorno e Con gli interessi di una rosa. Quattro i suoi libri: Le ore della sete, Campanotto, 1994; L’indulgenza (a cura di Marco Ercolani ed Elio Grasso), Graphos, 1997; La buona lentezza (Campanotto, 1999); Al termine di noi, con acquerelli di Claudia Sansone (Joker, 2009). Poesie di Lorenzo sono presenti anche in due libriccini Pulcinoelefante, a cura di Alberto Casiraghi: Corda in controcanto e Scostati dal coro. Lorenzo Pittaluga Nel 205 appare Sono la foce e la sorgente Antologia poetica 1984-1995, con prefazione di Marco Ercolani e postfazione di Filippo Davoli. Su riviste e blog hanno scritto di lui Cristina Annino, Marco Ercolani, Marco Furia, Stefano Guglielmin, Francesco Marotta, Stefano Verdino.

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