

1.
Lo sguardo di chi regge il tuo viso
non è eco ma filtro sottile che include lo specchio
Se ti guardi no lo vedi
Là dietro nel buio palpitano piccole cose vuote
dalle fessure:
Ti chiamano per nascere e colmarsi
Qualcosa s’affloscia lento come un vecchio sipario
dove troppe volte gli occhi si sono applauditi e sepolti
Ora sai di vedere il mio nome.
2.
Il mio nome è dolce e amaro è greve e leggero
brucia e si spegne
Ha chiare sillabe sonore là dove volevi incontrare
silenzi cedevoli per il sonno ed il sogno
Posso accostarlo al tuo prima che, solo, si esploda o si spezzi
E c’è un angolo là, un filo d’ombra che nasconde qualcosa
d’un tratto e sposta tutto rinvia sospende allude a un corpo
più segreto ancora non detto
Sento tornare il desiderio.
3.
Tremando ti consegno il mio corpo e la mia parola
Segnalo, incidi o passa come un’ala radente e lieve
Lascia ombre e luci, quello che vuoi
questo mio involucro splenderà abbastanza
per dire quello che pulsa, freme urla o bisbiglia
che non sappiamo da dove soffia che cosa insegue?
È il solo passaggio segreto della fortezza assediata
di notte, tra fiamme e polvere.
Lasciamola vuota alle spalle e fuggiamo, nudi, più in là
4.
Vi sono luoghi di penitenza dove mani e bocche sospirano
nel cupo manto del desiderio
Non puoi conoscermi se ti spio di quassù
perché tutto è bianco di colomba e vigili terrazze
L’abisso puro dell’aria ci ha separato in celle soffocanti
sopra questa montagna che incanta i corpi e la voce
5.
Fragile la mia parola si è aperta e ne esce la furia dei venti
La sento farsi polvere, singhiozzo, affanno dell’aria. Dove andrà
silenziosa, lacerata da tempo e spazio inospitali che non vuoi
percorrere più? Avanza la fredda bufera della notte. Quali
diverse intenzioni inseguiamo che qui non s’incontrano?
6.
Si alzano tutti gli specchi, tutti i miei visi
Li tocco e non li sento più. O forse quella cosa
rattrappita chiusa è un corpo
mio, una volta. Ricomincia il buio
degli occhi della gola e del foglio che non rispondono
L’eco ritorna, luttuosa, torna e ritorna
torna e ritorna….

*Il testo apparso in Differentia, 2, primavera 1988 (rivista bilingue diretta da Peter Carravetta), con traduzione di Pasquale Verdicchio, Queens College Press, New York, 1988.