
L’età della ferita – Intorno ai “Diari” di Kafka è illuminante e coinvolgente libro in cui Marco Ercolani “sogna che un filosofo praghese, amico reale di Kafka, legga e commenti i suoi Diari inediti pochi anni dopo la sua morte”.
Ancora una volta, dunque, lo psichiatra-scrittore genovese si confronta con un celebre autore. In questo caso, però, non si tratta di scritti apocrifi ma di “esperienza onirica”: il Nostro, pur filosofo praghese nel sogno, non scrive come se fosse Kafka, ossia, per così dire dall’interno, bensì da commentatore esterno. La differenza non è da poco: viene proposta una diretta comunicazione tra critico-narratore e lettore (non importa sapere se l’esperienza onirica sia fittizia o meno, conta l’approccio, il testo nelle sue forme espressive): il contatto, insomma, è meno mediato.
Un esempio:
15 ottobre 1921
Se ho il grande desiderio di essere un atleta leggero è probabilmente come se desiderassi salire al cielo e potervi essere altrettanto disperato quanto qui.
“Chissà se Kafka era convinto di queste parole, che non lasciano spazio a nessuna speranza. Chissà se già da allora, per una forma negativa di vanità, non abbia voluto costruirsi una nicchia tutta sua nella quale essere riconosciuto nel corso dei secoli […]”.
Come si vede già dal comparire del nome “Kafka”, Marco scende in campo in prima persona. Il Nostro, ora tra noi, guarda e il suo non comune sguardo è pur sempre un umano osservare: sentiamo più nostro quello che vede e scrive. Un altro esempio:
“Kafka sapeva che nessuno dei suoi amici, anche il più intimo, era all’altezza della sua vita interiore. Si sentiva predestinato a rivivere i suoi incubi come la sola realtà che gli fosse stata concessa, perché nessun’altra era concepibile. Eppure rideva spesso, anche in modo immotivato […]”.
Siamo al cospetto di pronunce chiare, precise, ricche d’autonomia espressiva: se, davvero (ma qui il dubbio pare lecito), tutto ciò è nato da un sogno, bene, non possiamo che essere grati a un’attività onirica e immaginativa. D’altronde, chi tiene un diario mostra esigenze comunicative il cui destino, indipendentemente dalla volontà dell’autore, non è di necessità quello della segretezza: le parole una volta scritte (o dette) possono sempre entrare a far parte del mondo e qualcuno, come anche L’età della ferita dimostra, può intercettarle.
Marco Furia
Marco Ercolani, L’età della ferita – Intorno ai “Diari” di Kafka, Edizioni Medusa, Milano, 2022, pp. 110, euro 15,00
