
Avere parole
Avere parole,
parole da riempire tutta la mia camera buia
e sentirle alitarmi
sul viso che son vive.
Vederle laggiù e colorate,
morbide, tenere come drappeggi di velluto
che coprono lo squallore bianco
dei muri.
**
Sola
Le porte che ho chiuse dentro di me
si sono spalancate
come in un immenso castello di sale allineate.
Ho voltato i miei passi
e con le mani protese
(cercavo i doni d’una volta
lasciati nel passato)
ho camminato sola nella mia vita.
Muri di solitudine
vestiti di colori senza voci;
odore come di cose morte;
uno stanco sentore
di passioni senza ricordo.
E non ho ritrovato
fra mille voci
quella che mi dicesse: – ascolta!
e mi lasciasse
fra le mani un fiore con radici di terra.
Tonfi di porte chiuse…
e ritrovarsi
sull’orlo di un abisso.
**
Autolesionista
Sta scendendo la sera
e io leggo appena
le parole che scrivo
ma tutte le snto
dinanzi a me
in fila e minacciose.
Sono pronte
a slanciarsi contro il mio petto
per annientarmi
ed io ne ho paura, eppure
continuo a farmele sfilare
dinanzi,
lasciando che ognuna
mi segni con una ferita
senza sangue.
**
Mio piccolo pane
Mio piccolo pane
che acquisti talvolta
una fame senza tempo
e ti scaldi a un calore
che tu mi doni chiedendo;
mia piccola fonte –poesia-
che sgorghi e non so
dove hai le sorgenti,
ti devo il sapore di vita,
il gioco di specchi
che chiamo illusione
ed è amore.
Tu mille sentieri ti scavi
in questo ostinato negare
e ridi di giovani mani
che vogliono aprirsi e donare;
tu duoli che io spesso non sappia
capire e volare con te.
Tu piangi, tu canti, tu sai
che in ogni tortuoso recesso
è una luce
che accendi passando,
e freme rinata da te
**
Da Grande
Ho promesso, lo ricordo appena,
di tornare a riprendere
quello che ho lasciato
in una casa antica,
quando ho chiuso le porte
e le finestre e ho detto:
Attendete, verrò per riposarmi,
ritornerò a godere
di queste fanciullaggini vissute;
ritornerò da Grande
per sorridere con voi di me,
teneramente e solo per affetto.
**
Giuliana Brescia, nata a Rionero in Vulture il 21 febbraio 1945, muore suicida l’11 luglio 1973 a Bari, dove viveva col marito e la figlia Nadia Amanda. Appena dodicenne inizia a redigere con il fratello Sergio “Il Formicaio”, un ciclostilato letterario. Nel 1962 a Napoli le viene assegnato il Premio letterario “La Maschera d’Oro”; nel 1969 e nel 1971 viene premiata per Tele di ragno e Brano di diario. Pubblica Canovacci di racconti che non scriverò (Napoli, 1968), Lettere di un soldato (Napoli 1969), Tele di ragno (Cosenza 1969), Brano di diario e altre poesie (Cosenza 1970). Postume sono pubblicate le sillogi Poesie del dubbio e della fede (Napoli 1974) e Versi affiorati dai cassetti (Venosa 1986).

