
A qualcuno piaceva questa casa su fondo nero,
le finestre arancioni,
il viale d’accesso a curve,
mezzo sprofondato
ma riconoscibile nella stagione giusta,
libero e assediato,
un viale in attesa,
col sottobosco a punti luminosi,
ghirlande di vegetazione arrampicata,
archi di foglie
attraversati, usati,
in un libero scambio.
4-7-2022

Alla fine del giorno porto le mie cose dentro un sacco
caricato sulla schiena, faccio le scale,
sento cigolare qualcosa.
Girato l’angolo, una o due voci,
aiutano a ritrovare
una soglia e a superarla
per entrare
dove l’aria ha qualche spostamento
quando poso libri, occhiali, conto i dislivelli,
sul bordo danno prova di pazienza
le mie cose, le ore trascorse formano un solido compresso,
le trame del giorno s’intrecciano, danno ancora una volta
una scintilla.
25-5-2022

Alzate luci sul viso, portate via l’ombra, i segmenti
più scuri, le acque torbide fuori
dal perimetro.
Sia chiaro il fondo, asciutto,
senza deviare
non c’è bisogno di passaggi, ancora passaggi,
prove, salti da una sponda a qualcosa,
– la finestra si è ritagliata un posto,
il clamore la circonda,
avanzano
come fossero due mani avverse.
20-5-2022

In fondo ho una brughiera e un giro antiorario
per trovare una porta e uscire
e c’è uno spazio dal confine
ben tracciato,
coperto da qualche nube bassa,
sembianze,
per un solo lato cespugli, erba piegata
e impronte
una pietra simile alle altre allineata
con uno sbalzo lieve.
14-1-2022

Nei mesi di canicola il segreto sta nel bere
con criterio, una certa dose al confine,
che permetta equilibrio e discussione
cogliendo il tempo di una lieve ebbrezza,
usandolo.
I materiali s’impastano e girano,
le poche ore di facce e di trambusto
vanno e vengono, si offrono e arretrano,
la mano si allunga, coglie,
si chiudono gli occhi per un attimo,
s’imbuca la strada dove gracchiano
le guide, stridono i microfoni,
la solita giornata di luglio,
le secchiate di ammoniaca
allagano la pietra
che si contrae e stride.
4-7-2022

Ora spengo, guardo le cose con la punta delle dita.
La nebbia è stata strappata,
i rumori diventano piccole frane,
gusci,
la faccia che non ho più visto
passava come sempre,
segnalava;
che cosa voleva esattamente:
un ritorno
una finestra dove bucava
con lo sguardo un altro,
inadatto, forse,
al tempo, ai confini,
e adesso, mentre ripete un nome
e lo soffia in una stanza,
e si affaccia al buio.
13-8-2022

Albino Crovetto nasce a Genova nel 1960. E’ fotografo e traduttore (Volodine, Jaccottet, Flaubert). Ha pubblicato poesie in rivista e due raccolte in volume, Una zona fredda (Niebo, La vita felice, 2004), e Imposizioni (Il Canneto, Genova, 2011). Alcuni suoi versi sono presenti in “Poesia”, 14, luglio-agosto 2022. Le fotografie in “Scritture” sono dell’autore.




