
Sequenze (Anterem, Edizioni, 2022) è un libro di poesie di Claudio Salvi. Come osserva Giorgio Bonacini, “si presenta in parole di nuda ricchezza, grazie a quel poco che apre a multiformi diramazioni”. Nudità e sobrietà determinano l’essenza del libro. Il “dire” di Salvi si snoda per fotogrammi/sequenze che rivelano anche la sua natura di fotografo e di musicista. Quello che sorprende il lettore è la possibilità di leggere un libro esatto e lieve, che sembra frammentario ma che frammentario non è. L’io discreto dell’autore ora appare ora sparisce, ma non si nasconde: vuole essere visibile in pochi suoni. Vuole liberarsi dall’enfasi di qualsiasi koiné poetica e apparire quasi per caso, parlando controtempo, all’interno di un discorso mai ben cucito, dove prosa e poesia sono indistinguibili, sembrano impressioni colte al volo, graffiti tracciati all’improvviso: “il suono – dici – è il cappotto di una cosa che non ricordo, così bello che ha bisogno di accortezza”; “non ancora educato segna la casa di numeri, la musica non è che un abito della matematica”. Come Salvi osserva in un’intervista a Francesca Marica: “La poesia non mi è vicina. Confondo la parola poesia. È un genere letterario, in questi anni o da sempre, come romanzo, saggio, racconto. Oppure poesia è lʼimmateriale che sta in diverse cose, per alcuni il tramonto, una sinfonia di Bach o altro”. Mi fermerei qui: “l’immateriale che sta in diverse cose” dice e non dice, di questa poesia, tutto.
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Breve antologia
dal buio non metto insieme chiarezza, io penso se guardo
una finestra chhe vedono dentro
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dal muro si vede il viale, sei a posto nel poco che sta
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pretesto – ragione apparente di cui ti servi per nascondere un disegno
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lungo una linea di volo a capo
una linea di volo
lungo una linea di volo a capo una lnea di volo
lung ua linea di volo una linea di volo
lugoo una linea di volo a capo
lungo una linea di volo
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moto lento
o lento moto quale
nuvoli
lenti nuvoli


