*Il testo di Susanna Mati, La Ninfa prima e dopo la vita sulla terra, è pubblicato nel numero 146 de “Il grande vetro”, La delicata trina del mondo, Estate 2022. Nello stesso numero, ispirate allo stesso tema, appaiono diverse fotografie di Chiara Romanini.
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…vesti, chiome, filamenti vegetali floreali o meno, tutti ondeggianti e mossi da correnti d’aria o d’acqua; questi si fanno carico dell’elemento patetico, emozionale, nel momento in cui il corpo della Ninfa svanisce. A questa “storia di fantasmi” (per dirla sempre con Warburg), che è anche l’esito di una dissociazione molto profonda, si ispirano le suggestive fotografie di Chiara Romanini, scorze di scomparse Ofelie, meduse, ectoplasmi, che riflettono anche, infatti, quanto di effimero e spettrale può esserci nelle immagini e nel loro decorso. È l’informe che si affaccia, dopo la sparizione del corpo iconico delle piccole semidivinità; in modalità deiettiva e decaduta Didi-Huberman le riconosce, ad esempio, in quelle serpillières (stracci arrotolati su se stessi) che si trovano lungo i marciapiedi di Parigi dopo che è stata fatta scorrere l’acqua per la pulizia delle immondizie. In queste fotografie, le vesti sono animate e disanimate insieme; animate per il movimento impresso, disanimate perché sempre più disabitate dal corpo; e tuttavia queste immagini riconducono alla memoria di una mitologia latente….
(Susanna Mati)
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Vesti che fluttuano, resti abbandonati,
misteri di corpi che furono
nell’acqua vivi, amorosi,
e oggi sono immagini senza nostalgia,
brevi metamorfosi dove un abito slacciato, annegato,
risplende, muto paradosso,
morte annunciata,
piccolo fuoco segreto
ricamato eroso dall’acqua
(Marco Ercolani)









