Lea Goldberg Lampo all’alba
di Silvia Comoglio


Di Lea Goldberg (Königsberg 1911 – Gerusalemme 1970), vertice della poesia ebraica moderna, è appena uscito per la casa editrice Giuntina a cura di Paola Messori Baraq baBoqer, Lampo all’alba, impreziosito da una accurata biografia e da un saggio di Giddon Ticotsky scritto appositamente per questa edizione.
Baraq baBoqer, Lampo all’alba, composto tra il 1948 e il 1955, è un libro centrale nella produzione poetica di Lea Goldberg, oltre ad essere, come afferma Giddon Ticotsky, il suo “libro di poesie più italiano” e uno dei libri “più italiani nella letteratura ebraica moderna”.
Questo perché un terzo delle poesie di Baraq baBoqer è composto da sonetti scritti secondo il modello petrarchesco, e perché al centro del libro spiccano i dodici sonetti del ciclo L’amore di Teresa de Meung, in cui si disvela l’amore di Teresa, una nobildonna provenzale del Cinquecento, per il precettore italiano dei suoi figli.
Il legame speciale che la poesia ebraica ha con il sonetto in quanto modello di virtuosismo lirico, nel caso di Lea Goldberg, si fa ancora più forte per la profonda conoscenza del sonetto petrarchesco che Lea ha maturato studiando e traducendo in ebraico parte del Canzoniere di Petrarca.
Il sonetto, dunque. Che nel ciclo L’amore di Teresa de Meung diventa intreccio di amore e forma, una sete di perfezione sul piano formale e semantico da cui l’introspezione trae pieno vantaggio. Una tensione, quella tra ragione e sentimento, che si àncora nella solida cornice del sonetto. Attenzione però a pensare che quella di Lea Goldberg sia qui, in questo ciclo, e più in generale quando questa è la forma in cui Lea sceglie di scrivere, una semplice riproduzione del sonetto nella sua forma classica. Lea Goldberg lo rivive e rinnova, filtrandone forma e contenuto attraverso la sua formazione e acutissima sensibilità, così da elaborare un sonetto asciutto e dirompente al tempo stesso.
Baraq baBoqer e la centralità del sonetto. Ma anche Baraq baBoqer come prima raccolta poetica pubblicata dopo la nascita dello Stato di Israele, ossia in un momento in cui scrittori e artisti, come sottolinea Giddon Ticotsky, “si posero alla ricerca dell’espressione autentica della nuova-antica-cultura e parallelamente continuarono a domandarsi fino a che punto essa fosse una cultura nazionale originale e indipendente”. Da qui, in Baraq baBoqer, la presenza e la contrapposizione tra il sonetto, più aristocratico, e le poesie dai temi folcloristici e popolari, in genere di fonte biblica, riscritti da Lea Goldberg in chiave moderna. La Bibbia ebraica, il Tanach, si è detto, come elemento di ritorno e ispirazione per Lea, e in generale, per i poeti del giovane Stato di Israele. Ma anche nel caso di Lea la presenza nei suoi testi di quel paesaggio e di quella cultura che ha respirato in Lituania e in Germania prima di raggiungere nel 1935 la Palestina-Eretz Yiśrael. Una fusione di paesaggi e culture che si fanno discorso e scrittura multipli e pieni.
Più anime, dunque, in Baraq baBoqer. Sonetto, ricerca di una nuova-antica-cultura nel nascente Stato di Israele, paesaggi e culture che si intrecciano e fondono. Anime incarnate da Lea Goldberg con un suo proprio linguaggio poetico che si fa fioritura complessità e domanda. Fioritura che ha le stesse caratteristiche di quella esposta al sole infuocato del mese di Tammuz di cui Lea ci parla in questi versi:
Fioritura di Tammuz
La pianta spinosa è la poesia, asciutta
fiera e nuda, esposta al sole infuocato.
Oggi rima con ogni genere
di conoscenza che al fasto ha rinunciato.
È questa la nostra stenta maturità?
Questo paesaggio – acceso e immobile,
un altro segreto conosce della bellezza
ben più crudele ma anche più umile.
Nel fiorire della nostra primavera variegata,
nella grazia delle rugiade, nel morbido d’un verde
rigoglioso, chi fra noi avrà presagio della fierezza
del povero che affronta tempesta e vampa?
E, vedi, fu umile despota il suo vigore,
fioritura di Tammuz, sbocciare del meriggio.
Ma alle generazioni porterà la sua fecondità
un’ilare lieve farfalla, meraviglia alata.

