INTORNO AD ATLANTIDE. Luisella Carretta

di Luisella Carretta

Intorno ad Atlantide, Around Atlantis*

G. mi ha parlato molto delle sue ricerche attarverso I testi di Platone per identificare i luoghi di Atlantide. La terra che nasce dall’acqua, la terra fra due mari…

Forse un’isola o un territorio geografico che si restringe, dove il mare ruba spazio alla terra…

Sono affascinata, ripenso all’utopia della città ideale…

Atlantide era la perfezione, la grande cultura, il raggiungiimento dell’armonia tra la natura, le strutture artiificiali e l’uomo…

Ma Atlantide scompare nell’acqua o soltanto nella nostra memoria? Atlantide diventa un’utopia.

Sarà mai veramente esistita?

G. dice che l’America meridionale o il Messico si avvicinano molto ai luoghi geografici decritti da Platone.

Sto per fare un viaggio in Messico, penserò ad Atlantide, cercherò di trovare dei segni, delle tracce…

Genova, marzo 1987

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Teotihuacàn, il luogo dove si diventa dèi, sorge su un altopiano che secoli fa era circondato da zone paludose: quasi un’isola, insomma…

Forse potrebbero essere questi i luoghi di Atlantide, ma oggi si può vedere solo l’ultima stratificazione dell’antica città…

C’è qualcosa però che ha un grande fascino: il rapporto armonico tra le costruzioni, le grandi diemnsioni, l’impossibilità di cogliere in un’unica visione l’insieme. I frammenti di immagini, memorizzati dopo un lungo percorso, trovano unità solamente attraverso una rjcostruzione mentale successiva.

È necessario un sforzo per dilatare concettualmente la visione: le strutture atlantidee non erano forse state costruite rispecchiando le immagini astronomiche del cielo?

Un ribaltamento, quindi, per ottenere una diversa relazione di scambio tra il disegno della terra e la volta celeste…

Teotihuacàn, Messico, aprile 1987

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La vegetazione tropicale è veramernte fantastica e, nello stesso tempo, aggressiva: sembra che possa espandersi fino al punto di esplodere…

La meraviglia delle grandi piante si unisce all’intensità dei colori: abbaglianti, solari, incredibili…

Nelle zone desertiche, dove si può vedere la struttura originaria del paesaggio, la luce è così violenta che sembra avere fermato il tempo. Il silenzio quasi irreale, richiama il senso della morte. Ma la vita, prepotentemente, riappare nelle forme inquietanti del cactus…

Le strutture conoidi dei vulcani sono imponenti… I materiali lavici solidificati suggeriscono forme piene di incavi, bolle e fessure che si dilatano verso l’esterno…

Messico, aprile 1987

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Se le strutture architettoniche potessero svilupparsi secondo un’ideale prosecuzione delle strutture naturali, l’integrazione tra forme artificiali e forme naturali sarebbe perfetta.

La natura assume configurazioni differenti non solo a seconda della sua origine o specie, ma anche in rapporto ai luoghi; andamenti prevalentemente verticali o orizzontali, variabilità delle forme dalle più grandi montagne ai più piccoli frammenti vegetali o minerali.

Analizzando e ripercorrendo idealmente le grandi o piccole configurazioni, cercando di individuare i disegni delle superfici, come le architetture interne, è possibile trovare dei modelli: strutture contratte o in espansione, aperte o chiuse, linee rette o ondulate, spirali e, ancora, infinita variabilità dei colori.

La perfetta struttura atlantidea non poteva essere stata suggerita da queste forme così strettamente legate alla natura di quei luoghi? Le tavole di Atlantide partono da questa suggestione.

Attraverso i frammenti trasfigurati delle immagini fotografiche della natura e del territorio messicano, apparivano forme solide e forme mutevoli, ridondanti e trasparenti: modelli per un vocabolario segnico, paradigmi per la progettazione di architetture naturali.

Genova, settembre 1988

*I testi sono tratti da: Luisella Carretta, Intorno ad Atlantide. Around Atlantis (testi in appendice di Giorgio Celli, Viana Conti, Michele Erede, Giorgio Imbraguglia), Arti Grafiche Sobrero, ottobre 1982, Genova.

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